Posa parati

Tappezzerie e parati:

“Parato” viene dal latino “parare” nel significato di “addobbare, ornare”.

Un po’ di storia

”O se ne va quella carta da parati o me ne vado io”: la frase è di quel genio di Oscar Wilde ma la dice lunga sull’abitudine di decorare le pareti e di quello, che a livello di gusto estetico, può scatenare.
La storia delle carte da parati è lunga e affascinante, fatta di alti e bassi, corsi e ricorsi della moda, talvolta, un uso ritenuto volgare, talaltro trendy. La necessità di decorare le pareti comunque, ha accompagnato l’uomo da sempre: a partire dalla prima arte rupestre, passando per il Medioevo (quando alla consuetudine di nobiltà e borghesia di decorare le mura con tendaggi e affreschi si associa la tradizione araba degli arazzi), arrivando all’importazione della carta dalla Cina (XII secolo) e da lì in poi all’usanza europea di dipingerla (a mano o con complessi rulli) per poi applicarla alle pareti. Le prime tracce documentate di carta da parati in Occidente risalgono al 1481, a una commessa di Luigi XI di Francia, mentre gli esemplari più antichi tuttora conservati sono datati 1509 circa, sebbene siano stati portati alla luce solo nel 1911, sul soffitto di alcune stanze nel Christ’s College a Cambridge, “un motivo formale di melagrane ispirato al damasco italiano”.
I primi tentativi di “carta da parati” erano singoli fogli di carta straccia su cui si stampava con blocchi di legno. I motivi decorativi potevano essere geometrici, stampati a partire da un unico blocco di legno inciso, o più complessi, composti di parti diverse da stampare con un numero maggiore di blocchi. I motivi decorativi venivano stampati in bianco e nero e gli inchiostri colorati applicati successivamente tramite stencil. Questi fogli singoli erano chiamati “domino”: per funzionare come motivo decorativo ripetuto e superare la prova del tempo dovevano tuttavia essere uniti. Questo avvenne nel XVII secolo, con la comparsa dei primi rotoli composti da 12 fogli singoli uniti e incollati insieme dopo la stampa, per una lunghezza totale di circa dieci metri, la lunghezza standard ancora oggi dei rotoli di carta da parati. Ci vollero quasi un secolo e molti prodigi della tecnologia per arrivare a produrre un unico rotolo di fogli singoli incollati insieme prima della stampa: fu un vero e proprio evento nello sviluppo della carta da parati, che consentì ai disegnatori di sperimentare motivi ripetuti di dimensioni di gran lunga superiori a quelle del foglio singolo.
Come conseguenza di questa evoluzione, si verificò un interessante cambiamento di mentalità: ora la carta da parati non si limitava più a imitare superfici e finiture esistenti come legno, tessuti o marmo, ma iniziò a distinguersi per i motivi decorativi, ricercata da quelle stesse classi benestanti che in precedenza l’avevano snobbata.
In questo periodo l’industria inglese del settore conobbe una tale fioritura che nel 1712 la Regina Anna dichiarò la carta da parati un bene di lusso, introducendo una tassa sulla carta “dipinta, stampata o macchiata” che venisse usata a guisa di tappezzeria da parete. Per aggirare la tassa, la carta veniva colorata a mano dopo essere stata applicata alle pareti”.
Verso la fine del XVII secolo divenne sempre più chiaro che, per progredire, l’industria doveva trovare il modo di stampare rotoli continui a costi inferiori per rendere la carta da parati un prodotto accessibile alle grandi masse. Nel 1785, il francese Christophe-Philippe Oberkampf inventò la prima macchina per stampare carta da parati e nel 1839, in Inghilterra, Charles Harold Potter creò una macchina per la stampa a quattro colori in grado di produrre 400 rotoli di carta da parati al giorno. È nell’Ottocento infatti che essa si afferma in maniera definitiva come industria e la sua diffusione risente di diversi stili artistici quali il Chippendale (dal nome del mobiliere londinese la cui originalità consistette soprattutto nell’assimilare, con squisito gusto, la tradizione inglese con motivi francesi Reggenza e Luigi XV, motivi cinesi, motivi gotici), il Liberty (o Art Nouveau, che nacque in Francia e influenzò arti figurative, architettura e arti applicate, con le caratteristiche forme organiche, le linee curve, gli ornamenti a predilezione vegetale o floreale, o le immagini orientali, soprattutto le stampe giapponesi, con forme altrettanto curvilinee, superfici illustrate, vuoti contrastanti, e l’assoluta piattezza di alcune stampe), e altri, che sopravvivono ancora oggi incuranti delle mode e del tempo. Ora, dopo qualche anno di muri dipinti di bianco minimalista che hanno provocato quasi l’estinzione dei negozi specializzati, la carta sta vivendo una ritrovata popolarità.

Ai giorni nostri

Attualmente le aziende che producono la carta da parati investono sempre di più in tecnologie e materiali e offrono molteplici soluzioni, per cui è possibile spaziare da quella metallizzata a quella anni sessanta, da quella con soggetti naturali a quelle glamour (ad esempio con strass), fino a quelle che riproducono l’effetto mattone o legno venato o ceramica (come quelle in vendita da Merci a Parigi, le Brooklyn Tins, che riproducono le piastrelle con le quali gli Americani del Nord adornavano i loro soffitti all’inizio del 20imo secolo per dare l’impressione che fossero decorati in stucco). E ancora ce ne sono vintage, in velluto, o con motivi geometrici. E addirittura carta da parati firmata da grandi designer o da stilisti di moda, come la sorprendente Led Wallpaper, concepita da Ingo Maurer (designer della luce), che offre addirittura la possibilità di illuminare gli ambienti!

I rivestimenti murali solitamente si dividono in due categorie: parato vinilico quando la decorazione è stampata su uno strato di resina vinilica a sua volta spalmato su uno strato di carta; e carta da parati vera e propria quando invece il motivo decorativo è stampato direttamente sul supporto di carta. Accanto a questi due grandi filoni esistono anche i rivestimenti murali tessili su supporto cartaceo, un particolare prodotto che i francesi chiamano Fil-pose, che è ottenuto incollando fili di stoffa su un supporto di carta; in ultimo, a cavallo fra parato e tinteggio non si può non citare i parati in fibra di vetro, realizzati, per l’appunto in fibra di vetro, intrecciata in varie trame a formare disegni geometrici (tela di sacco, spina di pesce, riquadri); dopo l’incollaggio il parato viene ultimato con una pittura, normalmente smalto acrilico o idropitture. Tale soluzione presenta alcuni vantaggi di ordine pratico: non sono combustibili, nella combinazione con finitura a smalto risultano estremamente lavabili, hanno una buona robustezza e contribuiscono al comfort acustico e termico del locale in cui sono applicati.

 

La posa in opera a regola d’arte di un parato può non essere alla portata di tutti e richiede l’impiego di alcuni attrezzi specifici, semplici ma indispensabili per l’esecuzione di un buon lavoro; fra questi il “banco da tappezziere” un lungo tavolo ripieghevole ed allungabile sul quale stendere, tagliare a misura ed, in alcuni casi spalmare di colla il parato da applicare, la “taglierina” una lama di acciaio, sottile e flessibile indispensabile per il taglio “in lungo” dei parati, rulli, spatole di plastica, spazzole, ecc. nonché l’esperienza di un abile posatore nel saper accostare i disegni in maniera da rendere, spesso, invisibili i giunti fra i vari teli di parato, saper modellare il parato a seguire rientranze e sporgenze della parete, spigoli, angoli e, non ultimo, scegliere il collante idoneo secondo il peso e la composizione del dorso del parato.

CONTATTI

Se per la finitura delle superfici murali dei tuoi ambienti stai pensando ad un parato, se per la tua abitazione, il tuo ufficio o il tuo negozio pensi di uscire dalla logica minimalista della parete bianca, non esitare a contattarci per concordare un sopralluogo ed effettuare una valutazione precisa dei lavori al fine di ottenere un preventivo gratuito.
Mario Capacci & C. s.a.s. conta sull’esperienza del proprio personale per assicurare un lavoro a regola d’arte.

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